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12 January 2013

Dal Musée national Picasso tutti i capolavori che l'artista spagnolo aveva voluto tenere per sè, ora in una splendida mostra milanese a Palazzo Reale (di Enrico Mercatali)





L'esplosione creativa del moderno Minotauro

P A B L O    P I C A S S O




Pablo Picasso, 1937: "Ritratto di Dora Maar"



dalla sede naturale di Parigi
 ora finalmente a Milano

dopo l'ultima grande mostra del 1953


Manifesto della mostra tenutasi a Milano in palazzo reale nel 1953



Oltre 200 opere, molte delle quali uscite per la prima volta dal "Museo Picasso" di Parigi, sono da ieri 20 settembre 2012 fino al al 6 gennaio 2013, nelle sale di Palazzo Reale a Milano, in occasione della grande antologica dedicata a Pablo Picasso, annunciata dall'Assessorato alla Cultura dell'attuale Giunta milanese di Giuliano Pisapia.




Sopra: il motivo picassiano del Minotauro, sviluppato negli anni trenta, può essere ricondotto alla particolare condizione politica e personale dell’artista: sono gli anni del fascismo e del nazional-socialismo, in cui la situazione politica si faceva via via più instabile; inoltre Picasso era sull’orlo della rottura del primo matrimonio. La "Minotauromachia" è un’acquaforte del 1935 che raffigura un gigantesco mostro che compare nella tela, minacciando gli altri soggetti e impaurendoli con la sua grande mole; questa opera è, al contempo, la più significativa e la più enigmatica rappresentazione pittorica. L’intera scena sembra una rappresentazione teatrale. Sullo sfondo si vede un edificio scuro con due donne e una colomba che stanno a guardare, come se fossero su un palco.
Sotto: un disegno alla mostra sul tema, ancora, della Tauromachia, caro al Maestro, che amava autodefinirsi egli stesso "Minotauro".




Curata da Anne Baldassari, questa mostra davvero eccezionale sia per la nostra città che per l'intera cultura europea che aspira a meglio farsi conoscere, si è avvalsa dell'esperienza di questa riconosciuta studiosa a livello internazionale, fra le più importanti su Pablo Picasso, curatrice del parigino Musée National Picasso. 


   
Qui Picasso nel suo studio di Cannes nel 1956 in una fotografia di Arnold Newman.



La mostra, organizzata attorno alle opere che il più grande Maestro d'Arte del XX secolo non ha voluto vendere, tenendole per sè fino alla morte, è stata pensata come il naturale evolversi cronologico della produzione dell’artista spagnolo, mettendone a confronto le tecniche e i mezzi espressivi coi quali si è imbattuto nel corso della sua lunga carriera, esprimendosi in essi attraverso tutte le fasi fondamentali della  sua creatività, coi mezzi mediatici che  il suo genio artistico ebbe modo di volta in volta d'inventare. 


Pablo Picasso, 1924 "Paul come Arlecchino". Paul è il figlio di Picasso



Molti sono i capolavori presenti alla mostra. Tra questi, tanto per citarne alcuni, "la Celestina", ritratto di donna anziana del 1904, "Uomo con mandolino" del 1911, "Ritratto di Olga" del 1918, "Due donne che corrono sulla spiaggia" del 1922, "Paul come Arlecchino" del 1924, "Ritratto di Dora Maar" e "La supplicante", entrambi del 1937, la  ballerina russa Olga Koklova, sua prima moglie, il "Nudo sdraiato" del 1922.




Pablo Picasso, 2 gennaio 1932 "La lettura"


Le opere che possiamo ora vedere ora a Milano sono i lavori che il grande artista spagnolo tenne per sé e che dopo la sua morte passarono allo Stato francese. Sono opere che coprono tutta la vita di Picasso (Malaga 1881 – Mougins 1973): dagli esordi in Spagna ai primi contatti con l’ambiente artistico parigino, dal periodi “blu” e “rosa” alla sperimentazione cubista, dal “ritorno all’ordine” ,con la parentesi neoclassica, alla metamorfosi stilistica degli anni Trenta, dalle opere di denuncia contro la dittatura franchista e la guerra, fino all’ ultima e sempre vitalissima stagione creativa dagli anni '50 ai '70. Fosse solo quindi per farsi un'idea diretta dell'enorme evolutività dell'arte picassiana, vale la pena di non perdere un a visita a palazzo reale, anche se già sappiamo che occorre prenotarsi per l'alto numero di richieste. Ma, nel corso di una visita, magari anche un poco approfondita, potremo entrare a contatto con ogni singola opera, idipendentemente dalla sua collocazione cronologica, per gustarne le intrinseche qualità, specialmente legate ad una delle "mani" più felici di tutta la storia dell'arte, quanto a immediatezza di segno, e senso della libera forma.




 Pablo Picasso, 1904: "Celestina"


Oltre ad un centinaio di dipinti sono in mostra sculture, ceramiche, disegni, compresi quelli originali di “Parade”, il balletto cubista messo in scena da Djaghilev nel 1917. Molte di queste opere non sono mai uscite prima d'ora dal museo parigino, che ne ha permesso il prestito per questa rassegna milanese in occasione di un periodo di chiusura per lavori di restauro. E' quindi una occasione da non perdere per i milanesi e per gli italiani o gli stranieri in passaggio da Milano.



Pablo Picasso, primavera del 1918, "Ritratto di Olga su una poltrona"
(Olga, la ballerina russa Olga Koklova, sua prima moglie)


Pablo Picasso: "I tre musicanti"



Del 1951 è poi “Massacro in Corea” l'opera con la quale Picasso denunciò nuovamente gli orrori della guerra, dopo il famosissimo “Guernica” del conflitto civile spagnolo. 

Picasso, pur essendo assurto il suo nome a icona stessa dell'arte moderna, rimane tutt'oggi artista per taluni ostico e non sempre di facile comprensione. Per taluni non è sempre facile riconoscerne lo stile, anche se ciò per gli esperti non è certo un problema, proprio perchè il suo lunghissimo percorso artistico, avviatosi all'inizio del XX secolo, lo ha visto più attivo di ogni altro artista ai cambiamenti e alla ricerca costante del nuovo. Questo suo tratto, divenuto poi giustamente sinonomo della sua stessa grandezza, gli ha reso gli onori della sua posizione primaria nell'arte contemporanea, perchè gli ha assegnato il titolo di Maestro dei Maestri, ovvero di chi ha saputo dare avvio a quasi tutte le correnti espressive del '900, evidenziando il lato migliore della sua tavolozza, che è quello che solo da una più autentica libertà creativa può derivare. E tal genere di libertà, unità ad una innata capacità di creare forme, in lui si è espressa in modo totale, irripetibile e personalisima.



 Pablo Picasso, 1937: "La supplicante"




 Pablo Picasso, 1922: "Due donne che corrono sulla spiaggia"



Pablo Picasso, scena di corrida nell'arena, che coglie l'attimo in cui il toro, appena incornato la pancia del cavallo, dalla quale fuoriesce parte dell'intestino,  sta travolgendo anche il torero.



“Guernica” fu esposto nello stesso Palazzo Reale, in occasione della famosa mostra milanese di Picasso, nel 1953. Molta della sua pittura oggi più famosa non era ancora stata prodotta. Per questo quadro fu scelta la “Sala delle Cariatidi”, con ancora i segni dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Proprio Picasso, in quella occasione, suggerì di lasciarla così, senza completarne i restauri, come perenne denuncia delle guerre. Il consiglio del grande artista fu accolto ed il salone è  sempre rimasto come allora, a testimonianza dei tragici eventi già allora da lui denunciati come di origine  criminale. Guernica divenne, nella critica d'arte, icona stessa delle guerre e delle tragedie da esse derivanti.



Sopra: "Guernica", di Pablo Picasso, grande tela dipinta in diverse tonalità di grigio, subito dopo la guerra. Essa fu esposta nella Sala delle Cariatidi, a Milano, nel corso della grande mostra sul suo autore, nel 1953. Questa fotografia fu scattata in quell'occasione.
Sotto: La Sala delle Cariatidi è l'ingresso della mostra odierna, nel cui spazio si è tentato di ricreare l'riginaria atmosfera del '53.




Schermo con la proiezione di "Guernica", nella Sala delle Cariatidi", luogo di ingresso alla mostra (foto di E. Mercatali)



Per info e prevendita http://www.mostrapicasso.it

Enrico Mercatali, 
Milano, 20 settembre 2012
(aggiornato il 12/01/2013)
 

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