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22 February 2012

Milano Dencity Lab - Case basse ad altà densità. Mostra all'Urban Center di Milano - di Enrico Mercatali



 Mentre le archistars
griffano ogni grande occasione urbana internazionale, 
l'Urban Social Housing 
ricomincia la sua marcia dal basso


ovvero


Verso una nuova stagione di modernità:
abitazioni di alta qualità
a prezzi accessibili
per ogni abitante della grande metropoli


di  Enrico Mercatali






Quando gli architetti italiani, ma non solo italiani, negli anni che precedettero l'ultima guerra, ed anche in quelli successivi, lungo tutti gli anni '50 e '60, si occupavano di cose assai più serie di quanto non accada oggi, nelle città ci si poteva imbattere in bellissimi quartieri popolari, anche presso le aree centrali delle grandi concentrazioni metropolitane, nati col preciso scopo di calmierare i mercati immobiliari ed  offrire a tutti i cittadini, utilizzando fondi pubblici, abitazioni civili a prezzi accessibili.
Erano tempi assai più virtuosi di quelli che viviamo ora, o meglio, che abbiamo vissuto fino ad ora.
E' da qualche mese che sembra cambiato qualcosa, non certo in ciò che si vede concretamente girovagando per le città, dove pessimi esempi di scempio urbano, ancora cantierato in quanto non finito, degradano la vista e la vita di chi vi abita, o che più semplicemente vi transita, traendone più sconforto che gioia.




Ed in effetti il cambiamento, che si avverte nei discorsi più virtuosi che si sentono fare nei dibattiti televisivi e tra la gente, dopo che abbiamo letto e già avvertito concretamente sulla nostra pelle, delle crisi economiche che attanagliano gli stati ed i loro sistemi bancari, si vede ora  perfino nella produzione di una nuova progettualità. E' il caso di questa interessantissima mostra nella quale per caso siamo capitati, ospitata all'Urban Center del Comune di Milano, ove la Galleria Vittorio Emanuele sfocia in Piazza della Scala.







Certo in questo cambiamento molto è contata la sostituzione del vecchio con il nuovo Sindaco , e della vecchia con la nuova Giunta, in questa città che da sempre soffre di incapacità programmatoria e pianificatoria, trovandosi preda continua di questo o quel governo che, generalmente, conoscendo l'inerzia generale di tali settori, approfitta dei pochi anni a disposizione per stravolgere quanto  è stato  fatto prima e per lasciare un proprio segno il più possibile indelebile. el tessuto vivo della città, poco importa se davvero necessario, oppure addirittura negativo. E' contato assai, tale cambiamento, almeno nell'atternuare le follie perpetrate dal governo Moratti della città, se non per cambiare totalmente rotta. 




La mostra del cui grande significato in questo articolo vogliamo dare testimonianza, ha significato molto in tutto ciò. Prendendo tre aree campione lungo una direttrice che dal centro di Milano conduce alla periferia della città, lungo il Naviglio Grande, gli studenti, guidati da docenti a contratto, si sono cimentati nello studio di sistemi residenziali che utilizzano la casa bassa, al fine di assicurare una migliore qualità urbana.  Senza qui entrare nel merito dei principi base utilizzati nella definizione costruttiva dei singoli edifici e dei comparti urbani che ne costituiscono l'essenza qualitativa che vi veniva proposta, ci è parso un ottimo sintomo di cambiamento il fatto stesso che tali materiali, una volta prodotti e poi segregati in qualche aula universitaria, potessero essere invece più proficuamente utilizzati finalizzandoli ad una mostra tanto visibile ed utile, ma perfino prestigiosa, e adatta ad innescare dibattiti virtuosi tra la gente, per dibentare auspicabilmente materia per amministratori della cosa pubblica. 



Approfittiamo perciò di questo esempio, già di per sè virtuoso quanto a metodo di lavoro ed indicazione d'un possibile suo divenire, per segnalarne l'immensa novità, auspicando che si riprendano con più frequenza tali esercizi d'informazione, ma soprattutto se ne ampliino i conseguenti dibattiti fino a far saltare fuori la vera novità: quella di ricominciare a costruire la città come piattaforma democratica nella quale abbiano diritto di cittadinanza i cittadini stessi, e non soltanto i potentati, i grandi gruppi finanziari, le grandi aziende, le grandi istituzioni, che dei ciottadini si interessano solo come terreno da far germinare a puri fini aziendali, o peggio, personali.




Una città più simile a quelle del Nord Europa, vorremmo avere, ove i modelli  insediativi e costruttivi sono opposti a quelli che hanno prevalso nei nostri territori: più orizzontalità e meno verticalità, più edilizia sociale e meno concentrazioni d'interessi forti, più vivibilità, più salubrità, più verde, minori scempi privi di finalità sociali, meno inquinamento, minor speculazione sui valori immobiliari e sui terreni.
Occorrerà tornare ad immaginare la città come fosse un'opera d'arte e non solo un banco di prova ove si esercitino i diritti del più forte. Occorre recuperare un ruolo disciplinare agli architetti urbanisti che vogliano fare della loro professione un campo dove contino le idee, e le capacità di dare loro un peso, una dignità, una forza d'urto nella società, ed una concreta realizzazione. Bisognerà tornare ad essere moderni non solo nella forma, ma soprattutto nella dialettica delle idee, nella forza delle passioni, nel risultato d'una lotta per far sì che esse si impongano e fioriscano.




Danimarca, il complesso residenziale 'The Wave' di Henning Larsen. Sul waterfront del piccolo centro danese di Vejle, il complesso residenziale "The Wave", già vincitore dei Leaf Awards 2010, è stato premiato con un Civic Trust Award.


Le aree di progetto di Milano DenCity Lab (Milano, via Conca del Naviglio, Ripa di Porta Ticinese, Ronchetto sul Naviglio)



Occorre tornare a pensare come pensavano i Quaroni, i De Carlo, i Samonà, i Nizzoli,  gli Scarpa, più che come pensano ora i Piano, i Botta, i Nouvel, le Hadid, i Koolhaas: progetti per le comunità reali e non per gli anonimi individui che riescono a spendere per una casa 10, 20 o 30 mila euro al metro quadrato. solo per accapparrarsi rendite di posizione. Occorrono architetti urbanisti che operino nel tessuto delle città come facevano gli Oud, i Berlage, i Taut, i Behrens i quali sapevano dare forma al nesso esistente tra la città storica esistente e quella progettata per le giovani generazioni e quelle a venire, immaginando ruoli non speculativi dell'oggetto urbano, anzi escludendo del tutto questi ultimi dalle logiche costruttive della città come luogo di tutti. Occorre dare formazione a tali nuovi professionsiti ed al contempo porre nuove basi per fare programmi di riuso e di sviluppo urbano capaci d'attuare ancora oggi un tale genere d'impegno. Occorre correggere infine gli errori compiuti nel recente passato per ridare proporzioni più umane ai brani di città recentemente violentati con interventi non ad essa appropriati, e totalmente avulsi dalla loro storia.





Siamo stanchi di discutere sull'estetica di singoli edifici, di sperimentare disquisizioni critiche attorno alle valenze di certe forme architettoniche come fossero mere sculture od oggetti artistici nel paesaggio,  piuttosto che affrontare invece il tema dei principi insediativi basilari, capaci di sostenere gli aspetti fisiologici, psicologici e sociali delle persone e delle comunità di cittadini.

Vogliamo ritornare a discutere di site planning piuttosto che di criteri estetici applicati al singolo grattacielo, alla singola ennesima icona da proporre allo skyline delle città. Nel progetto della città o di una sua parte desideriamo sperimentare nuove idee dell'abitare in cui il vero monumento sia il benessere di chi vi risiede ed il soddisfacimento dei suoi bisogni primari, prima d'ogni altra questione. Vorremmo che il sogno d'una architettura "a misura d'uomo" tornasse ad essere questione appetibile non solo alle persone, ed al pubblico dell'architettura, ma anche agli architetti che non sanno vedere oggi in esso più alcuna allure.



Vorremmo tornare a dare impulso ad una architettura del territorio che smetta d'essere parte integrante d'un apparato mediatico che dia lustro al mercato immobiliare e che dia incentivi forti all'idea di mercato globale dentro a cui incasellare le diverse tipologie di consumatori, ma ritorni in grande auge invece  l'idea d'un sogno umano, capace di rimettere al centro della città il tema del benessere, del piacere di vivere, della felicità, della salubrità, della sicurezza, della protezione, dell'identificazione, della socialità, della cultura, dell'istruzione, a partire dalla cellula nella quale ben si svolga il privato di ciascuno, nel contesto e nei contesti in cui esso meglio s'innesta, integrandosi e consolidandosi nell'immagine moderna della città storica.


Enrico Mercatali
Milano, 20 febbraio 2012

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