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12 August 2010

Sacro Monte di Arona, secondo Guido Canella e Giovanni Testori. Opportunità da rivalutare

Guido Canella (1992), appunti per il Sacro Monte San Carlo di Arona
con la IX Cappella: "La vigilanza e cura nella peste di Milano"
Il Sacro Monte di San Carlo ad Arona

Il completamento del Sacro Monte di San Carlo ad Arona secondo una iniziativa di Guido Canella e Giovanni Testori del 1992



-  Un grande disegno a più mani da rivalutare  -

Nel progetto il contributo di progettisti di fama internazionale



TACCUINI INTERNAZIONALI VORREBBE CHE NON SI DISPERDESSE QUESTO PATRIMONIO DI IDEE, RESTITUENDOLO AL PUBBLICO MAGARI PROPONENDONE UN RILANCIO  TRAMITE  UNA  GRANDE  MOSTRA  ENTRO  I  LUOGHI  DEPUTATI DI ARONA




Luciano Semerani, disegno per il completamento del Sacro Monte di San Carlo di Arona. Dice Semerani del suo progetto: "L'affermazione del filosofo lituano Levinas, che teme il sacro, parente "bene" dello stregonesco, e allontana il sacro dal religioso perchè quest'ultimo rsti salvo dall'idolatria e da una eccessiva dimestichezza con il divino, è fortemente influenzata dalla tradizione ebraica. Ma anche alla tradizione cristiana, e segnatamente quella della Chiesa cattolica Apostolica Romana, per quanto gloriosa della passione e del sacrificio di sangue, da duemila anni quotidianamente rinnovato, è assai più essenziale la quotidianità religiosa e la ripetizione dei gesti che non l'eccezionale manifestazione del sacro. Per questo tipo di ragionamenti, e forse solo per la necessità di indurre alla visita e alla preghiera per mezzo di figure architettoniche povere ma convincenti, ho pensato di comporre un ottagono alto 10 metri e 5 di lato, affrescato all'interno come una antica televisione, con una lanterna circolare di diametro 6 m., aperta con un solo foro circolare strombato e sormontata da una croce latina...".

Guido Canella: Disegno per l'interno della IX cappella al Sacro Monte di Arona, "La vigilanza e la cura nella peste di Milano"


Su iniziativa della Rivista ZODIAC, che nel proprio n. 9 marzo-agosto 1993 ne ha pubblicato un'ampio resoconto, è stato proposto il completamento del Sacro Monte di Arona, dedicato a San Carlo Borromeo, secondo l'idea iniziale di Guido Canella, il quale, nella sua veste di abituale frequentatore dei luoghi nonchè di Editor della stessa rivista, coadiuvato da Giovanni Testori, pure sommo conoscitore del sito e della sua storia, ha chiamato a collaborarvi il Gotha dell'architettura internazionale d'allora, tracciando un solco profondo che, pur avendo avuto scarso seguito localmente, noi crediamo possa ancora essere utile rileggere, affinchè possa almeno essere d'esempio su come debba essere affrontato il rilancio del comprensorio Verbano Sud - Sacri Monti e dell'intero Lago Maggiore, facendo oggi scelte più coraggiose che siano capaci di legare il futuro al suo passato. L'economia dell'area ed il turismo culturale ne trarrebbero un gran giovamento

Ignazio Gardella: Per il Completamento del Sacro Monte di San carlo in Arona. Disegno accompagnatorio della proposta generale
!. Ripristinare l'antico percorso pedonale del Sacro Monte secondo la mappa catastale del XVIII secolo, dove sono indicate ler cappelle non realizzate.
2. Restaurare le tre cappelle esistenti (I, VIII, XI) ubicate sul percorso.
3. Costruire al posto di ogni cappella mancante una edicola con una scritta ricordante l'episodio al quale il numero della stazione si riferisce, incisa su una lastra ottagonale di pietra con superficie lucidata. La lastra è racchiusa tra due blocchi monolitici collegati da un'architrave. Nell'architrave è infissa una croce in acciaio inossidabile.
Aldo Rossi: Per il completamento del Sacro Monte di San Carlo in Arona - schizzo preparatorio del progetto. Nello schizzo si vedono utilizzati tipi di precedenti progetti d'architettura, quali il Cimitero di Modena.
Brani da "Autobiografia Scientifica", di Aldo Rossi 1981 (Pratiche Editrice, Parma 1990): "... Nell'infanzia ero particolarmente impressionato dai Sacri Monti: mi sembrava certo che la storia sacra era completamente riassunta nella figura di gesso, nel gesto immobile, nell'espressione fermata nel tempo di una storia altrimenti impossibile da raccontare. (...). San carlone di Arona: un'opera che ho disegnato e studiato più volte e mi è ora difficile riportarla all'educazione figurativa dell'infanzia. Ho capito poi che mi piaceva perchè qui i limiti disciplinari dell'architettura, della macchina, dello strumento, si fondono in una invenzione meravigliosa. Come nella descrizione del cavallo omerico, il pellegrino entra nel corpo del santo, come in una torre o un carro governato da una tecnica sapiente. Salita la scala esterna del piedistallo, la ripida ascenzione all'interno del corpo rivela la struttura muraria e le saldature delle grosse lamiere. Infine la testa è un interno-esterno; dagli occhi del santo il paesaggio del lago acquista contorni infiniti, come un osservatorio celeste.
Ma forse anche per la sua dimensione questa costruzione mi dà uno strano senso di felicità: la sua forza è potenziale. Se osservate una locomotiva o un carro armato fermo, l'effetto non è molto diverso.
(...) Tra l'educazione dell'infanzia non posso dimenticare il sacro Monte di San carlo e gli altri Sacri Monti che visitavamo al confine dei laghi Indubbiamente è stato il mio primo contatto con l'arte figurativa ed ero, come sono, attratto dalla fissità e dalla naturaleza, dal classicismo delle architetture e dal naturalismo della persone e degli oggetti. La sospensione che ne provavo suscitava in me forme di esaltata freddezza, anche qui volevo entrare oltre la grata, disporre un mio oggetto sopra la tovaglia consumata dellultima cena, scire dalla condizione di chi passa; in ogni mio progetto o disegno credo vi sia l'ombra di questo naturalismo, che va oltre le bizzarrie e le pieghe di queste costruzioni. Quando ho visto a New York l'opera completa di Edward Hopper ho capito tutto questo della mia architettura: quadri come Chair Car o Four Lane Road mi hanno riportato alla fissità di quei miracoli senza tempo, tavole apparecchiate per sempre, bevande mai consumate, le cose che sono solo se stesse.

Uno studio di grande interesse, per noi che amiamo il Lago Maggiore, i Suoi Sacri Monti d'età borromaica, il suo paesaggio e la sua storia, ma che soprattutto abbiamo a cuore il suo futuro, che si riscatti almeno un poco dal forse troppo opaco presente, ha pubblicato la Rivista Internazionale di Architettira "Zodiac", nel suo n. 9 del marzo-agosto 1993, su Carlo Borromeo e i Sacri Monti, di Dereck A.R. Moore. Questo denso scritto racconta per capitoli, dotandosi anche di un apparato di immagini interessantissime della Collezione Bertarelli di Milano, la storia milanese, prima e dopo il 1565, data nella quale si insediò vescovo nella sua arcidiocesi, Carlo Borromeo, e le vicende urbanistiche della città strettamente collegate allo spirito religioso che in esse vi era impresso. Inoltre lo studio analizza con minuzia di documentati dettagli, quanta parte gli artisti più in vista d'allora, architetti, pittori e scultori, abbiano avuto nell'ingente processo di trasformazione, non solo della città di Milano, ma anche dei territori della diocesi tradizionalmente legati alla vita dei Borromeo, ossia quelli compresi tra Varallo e Varese, che Carlo voleva divenissero la principale meta dei pellegrinaggi anche d'Oltralpe, per rinsaldare la fede cattolica dopo il Concilio di Trento (1545-1563).
Il Sacro Monte Di Varallo fu il primo ad essere realizzato, mentre l'ultimo, incompiuto, fu il Sacro Monte di Arona, voluto da Federico Borromeo, proprio per onorare la figura di Carlo, fatto Santo. Il motivo di questa interruzione repentina dei cantieri fu dovuta all'emanazione dell'editto napoleonico che prevedeva l'alienazione di tutti i beni ecclesiastici da parte dello stato.

Riportiamo in sintesi la cronologia della costruzione del Sacro Monte di San Carlo ad Arona:

1614
Lettera con cui il Padre Oblato Marco Aurelio Grattarola, che precedentemente si era occupato a Roma del processo di santificazione di Carlo Borromeo, presenta al Cardinale Federico Borromeo l'idea di un Sacro Monte in onore del Santo da edificarsi ad Arona.
Lettera di Federico Borromeo a Padre Grattarola con l'approvazione dell'idea della creazione del Sacro Monte e l'autorizzazione ufficiale a raccogliere fondi e organizzare finanziariamente l'impresa.
Posa della prima pietra della chiesa di San Carlo da parte di Federico Borromeo, su progetto di Francesco Maria Richini e sotto la direzione artistica di Giovan Battista Crespi, detto il Cerano, che disegnerà il modello della statua colossale di San Carlo.
Costruzione di una strada di accesso al colle dal lago.

1615
Padre Grattarola pubblica l' "Informazione dell'origine e progresso della fabbrica del Sacro Monte di San carlo in Arona", probabilmente corredata da una rappresentazione iconografica del progetto, della quale però non è rimasta traccia.

1620
Inizia l'edificazione del Seminario, sempre per volontà di Federico Borromeo, "affinchè i chierici posti alla presenza di San Carlo fossero stimolati e accesi a coltivare lo studio non meno che la pietà". Il progetto è presumibilmente di Francesco Maria Richini e la sua costruzione si protrarrà fino al 1643.

1625
La responsabilità e la proprietà del Sacro Monte viene affidata al Collegio dei Conservatori dell'Ambrosiana di Milano, visti gli scarsi risultati dell'amministrazione precedente.
Viene incaricato Marc'Aurelio Città de' Gigli per l'esecuzione di statue in terracotta secondo i modelli precedentemente approvati. Al Sacro Monte vi lavora anche Melchiorre d'Enrico (1630 c.) contemporaneamente impegnato al Sacro Monte di Varallo.

1627
Presenza di Francesco Maria Richini al Sacro Monte dove interviane anche nella sistemazione del verde e delle acque.

1628-30
Si blocca la costruzione della maggior parte delle cappelle per difetto dei committenti e per la peste.

1632
Giovanni Angelo Crivelli (attivo anche all'Isola Bella) interviane in sostituzione del Richini, esegue uno schizzo per la scala di accesso alla Chiesa (1634)

1637
Vengono portati ad Arona diversi pezzi del Colosso di rame, eseguiti a Milano secondo i disegni del Cerano (conservati all'Ambrosiana)

1642
dallo Stato delle Chiese di Arona dell'Arciprete Graziano Ponzone (Archivio Parrocchiale di Arona) risulta il seguente stato di fatto: quattro cappelle terminate (I, III, XII, XV); otto iniziate (IV, V, VII, VIII, IX, X, XI, XIII); di due sono state posate le fondamenta (VI, XIV); una non è stata neppure iniziata (II). Parti del Colosso sono conservate nella Chiesa Maggiore. I lavori per le cappelle dell'Eremo non sono neppure incominciati.

1646
Informazione dell'origine e progresso della fabbrica del Sacro Monte di San Carlo in Arona, con Nota delle cappelle appoggiate a Benefattori (Archivio Parrocchiale di Arona), praticamente trascrizione dello Stato delle chiese di Arona dell'Arciprete Ponzone.

1653
Nota delle Cappelle del Monte di San Carlo appoggiate a benefattori (Archivio Borromeo all'Isola Bella), replica delle precedenti e a sua volta trascritta con poche varianti nel 1656. Viene qui riportata integralmente:
"Si fabricano quindeci capelle conforme disegno di fare il fondatore nel sudetto monte nelle quali si devano rapresentare le virtù principali et attioni eroiche del santo tanto in pitture come in statue".
Prima capella della "Nascita del Santo"; a spese delli s.ri banchieri di Milano. E' finito tutto l'edificio continente e sono finite tutte le statue; mancano le pitture all'intorno.
"a cappella rapresenta "La vocatione del stato ecclesiastico et cardinalato in Roma". Si fa a spese delli s.ro banchieri oltremontani. E' finito tutto l'edificio continente et sono principiate alcune statue.
3a capella "La conclusione del sacro Concilio di Trento"; a spese delli s.ri dottori di collegio di Milano. Non si ne anche posta la prima pietra. Se vi sarà che faccia instanza alli s.ri di collegio si farà cominciare perchè sono molto bene animati.
4a "L'intrata pontificiale in Milano"; a spese del collegio dei s.ri procuratori di Milano. E' fato l'edificio più della metà et vi sono molte pietra lavorate di metter in opera et le collone di miarolo per il vestibolo.
5a "La visita della provincia"; fu comminciata dalla cità di Brescia et è nell'altezza d'un brazzo et mezzo sopera la terra.
6a "La conversione delli heretici et visita di Griggioni" appoggiata alli s.ri orefici et gioiellieri di Milano; è fato solamente un poco di fondamento.
/a "L'archibuggiata che gli fu sparata"; a spese de la quarta regione della diocesi e di mons.r primicerio Giulio Cesare Visconte: Era in molto buon termine e vi sono molte pietre lavorate tanto di marmo quanto di altra pietra detta d'Angera; quali pietra per il gelo e per altro si vanno frangendo.
8a "La renuntia de titoli e ricche entrate"; a spese de s.ri mercanti di lana et drapieri di Milano. E' fata gran parte dell'edificio continente.
9a "La vigilanza e cura nella peste di Milano; a spese della prima regione della diocesi di cui era visitatore mons.r Fedele. E' fatto tutto il fondamento et è alta fuori di terra due brazza.
Xa "La processione col s.mo Chiodo al tempo della peste; fu cominciata dal em.mo s.r cardinale Ferrante Taverna. E' fato l'edifico continente più della metà et vi sono molte pietra di sarizi lavorate da mettere in opera.
XIa "La fondatione della Congregatione delli Oblati"; a spesa della detta Congregatione et delli Oblati. E' fato oltre il fondamento parte dell'edificio alto da brazza 4 et un Gio. Maria Longo ha riceuto lire trecento per provedere le pietre del vivo et del zoccolo.
XIIa "La peregrinatione al s.mo Sudario di Torino et Varallo"; a spese delli s.ri merzari di Milano: L'edificio continente è finito; manca solamente il lanternino di sopra et il vestibolo con la rizzatura rustica et polita.
XIIIa "La transaltione dei corpi santi"; a spesa della terza regione di cui era visitatore mons.r Mazenta. E' fato oltre il fondamento parte del muro alto un brazza con molte pietra viv da mettere in opera.
XIVa "La morte del Santo"; a spere delli s.ri mercanti d'oro e seta di Milano. Sono prinzipiati li fondamenti.
XVa "La canonizzazione del santo"; a spese delli s.ri cavaglieri e fratelli Francesco, Gerolamo Litta di Milano: E' finito l'edificio continente da tutto ponto; mancano solamente le statue.

Dice Guido Canella, relativamente alla sua idea di completare il sito del Sacro Monte di San Carlo ad Arona, nell'introdurre il suo progetto per la IX cappella e quello generale affidato alla cura e alle ipotesi più varie di molti architetti di fama internazionale, da lui invitati ad avanzare proposte ed idee:

"Penso che sia comprensibile come, trovandomi da più di quarant'anni a frequentare e poi risiedere periodicamente a pochi minuti dall'incompiuto Sacro Monte di Arona (prossimo a quello di Orta e all'archetipo di Varallo) io abbia inseguito la chimera del suo completamento, con le 15 cappelle tra quelle originariamente previste, a formare quel percorso-vestibolo di immediesimazione, indispensabile all'avvicinamento religioso, ma nondimeno estetico, del superstite Colosso di san carlo, oggi isolato come un afflitto gigante a sbalordire le festive curiosità dei gitanti tra le polverose manovre dei pullman. Una chimera fin qui sfiorata soltanto nella simulazione esemplare del progetto. Per esempio, nel 1979, quando la evocavo alla XVI Triennale nel presentare il concorso per la progettazione di un "museo metropolitano dell'area milanese": non un museo contenitore, ma un'istituzione irradata sul territorio, come lo fu nel '600 l'Ambrosiana destinata a promuovere alcuni prodigi dell'arte lombarda (tra i quali appunto i Sacri Monti e lo stesso Colosso del Cerano) (e come si è realizzata in seguito a Ivrea relativamente alle istituzioni olivettiane - nota dell'autore dell'articolo). Una chimera in seguito insinuata ai figli come tema di scuola e, oggi infine, ad alcuni amici architetti che vi hanno aderito, quasi si trattase di un nuovo Weissenhof secolare e religioso, museale e sacrale, del resto coerente al particolare composto di natura e artificio che ha stratificato il circostante paesaggio del Verbano (*). Tra i diversi soggetti della vita di San Carlo, fin da allora previsti, ho prescelto quello attribuito alla IX cappella, dedicata a "La vigilanza e cura nella peste di Milano", quella peste che vi ricorreva ciclicamente e che, non soltanto in metafora, potremmo riconoscere anche oggi. Oltre la convenzione drammaturgica di contemplare dal piano di campagna il quadro rappresentato nella cappella, il progetto prevede un percorso di risalita alla copertura praticabile, ottenuto da rampe curvilinee, alternate interne ed esterne, così da predisporre una sequenza, progressiva in altezza, di viste panoramiche tra la scena allestita e l'ambiente circostante proteso fino al lago e dominato dal Colosso. Nella concavità di una semisfera illuminata, dove filtra anche la luce naturale, è focalizzato il diorama simbolico della città coi suoi principali monumenti e il lazzaretto, al quale a intermittenza può sovrapporsi, proiettata sul sipario in tulle trasparente, la ricca iconografia di San Carlo: La costruzione è rivestita di granito rosso Pantheon, reperibile nella vicina cava di Omegna; mentre la semisfera bianca traslucida, all'esterno è rivestita in rame e contraffortata da una rastrelliera in acciaio".

Il progetto generale del Nuovo Sacro Monte d'Arona, dedicato a San Carlo, si avvale del contributo, oltrechè del suo stesso ideatore, l'architetto Guido Canella, anche di architetti di grande fama, quali Philip Johnson, Ignazio Gardella, Gianugo Polesello, Carlo Aymonino, Aldo Rossi e Luciano Semerani.
Ciascuno di loro vi ha progettato una o più cappelle e fornito idee per la soluzione generale del complesso, mediante schizzi di studio, disegni esecutivi e elaborazione di planimetrie e modelli tridimensionali, commentando la situazione dei luoghi e suggerendo interpretazioni e soluzioni circa la loro possibile trasformazione in vista di una complessiva visione di assieme.

Guido Canella, foto del plastico del progetto per la IX cappella

Ciò che oggi più ci interessa, e che ancora molto ci affascina di queste proposte, nonostante i decenni trascorsi e il naturale decadere d'interesse linguistico per i singoli oggetti trattati, è l'idea primigenia, e l'entusiasmo con il quale è stata trattata dal suo autore principale. Essa è sicuramente un lascito da riesumare almeno nella sua componente più attuale, oggi più che mai resa indispensabile dall'attuale necessità di ripristino dell'intera Rocca: l'idea cioè di mettere mano, non appena sarà possibile incanalare un po di fondi pubblici e privati a tale scopo, alla sistemazione dell'intera area, creando in essa le condizioni per un rilancio dell'economia turistica dell'aronese e dell'intero territorio circostante, che, oggi, è fortemente carente.

Luciano Semerani, spaccato del plastico del suo progetto

Dobbiamo perciò prendere spunto, non tanto dal contesto storico culturale nel quale tgale progetto canelliano è nato, quanto dallo spirito che lo ha reso allora possibile, e che lo ha animato, consapevolmente legato all'idea, oggi più che mai ancora giustamente praticato specialmente all'estero, che il richiamo di alcuni grandi nomi internazionalmente noti dell'architettura, assieme a professionisti capaci del nostro paese, magari selezionati con una gara di risonanza publica, possano dare nuovo impulso alla stanca iniziativa turistica del nostro territorio.

Philip Jonhson, Plastico del suo progetto

Su queste basi, e soprattutto su di un progetto di rilancio che parta proprio dall'esigenza di ridare vita alla Rocca, che da anni non è più accessibile, potrà confrontarsi la politica locale dei prossimi anni, a partire da iniziative pubbliche che ne individuino le linee guida, dal livello regionale in giù, parallelamente ad iniziative private che vedano in questo rilancio una occasione d'allargamento degli attuali orizzonti culturali proiettati sulle migliori valenze locali, quali le isole ed il Mottarone, a cui possano seguire tutte le necessarie valenze economiche di un rilancio di cui oggi, ad ogni livello, si sente la necessità.

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