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30 June 2010

Tecnoparco del Lago Maggiore. Attualità e un futuro da inventare.




SINTESI DELL'ARTICO
LO:
Nell'articolo si propone, in sintesi, nella scia del filone di un "turismo architettonico", tanto fortunato all'estero, di creare nel VCO un Museo dedicato ad Aldo Rossi. Sarebbe il primo nel mondo, a quanto ci risulti. E quale migliore collocazione sarebbe se non il Tecnoparco del Lago Maggiore? Non vi sarebbero dificoltà, crediamo, a individuarne gli spazi, ed a raccogliere, con l'aiuto della famiglia e dello studio milanese, disegni, maquettes, fotografie, tavole progettuali ed altro ancora che un apposito comitato potrebbe ricercare nel mondo. E perchè non anche ricostruire, alla foce del Toce, nei canneti del golfo borromeo, il "Teatro del Mondo"?


Del Tecnoparco di Fondotoce, oggetto di frequenti cronache locali (in modo particolare da quando vi si sono insediati gli uffici della Provincia del VCO), vorremmo poterne parlare qui in modo diverso, argomentando di cose più legate alla sua immagine, nel paesaggio del nostro territorio e a ciò che in esso vi rappresenta (così fortemente caratterizzandolo in quello scorcio così intenso di lago, compreso tra la poesia del golfo borromeo e la bruttura delle cave ancora in uso che vi fanno sempre più da sfondo), piuttosto che al ruolo che esso svolge istituzionalmente.

Questo spunto, e il desiderio di farne un bilancio, ad oltre 10 anni dalla sua realizzazione (incompleta), ci è stato suggerito dal Convegno Internazionale “Conservare il Futuro”, promosso dalla Fondazione Novalia, svoltosi quest’anno (2007, nota dell’autore) nelle tre sedi del Politecnico di Milano, dell’Hotel Regina Palace di Stresa e del Monte Verità di Ascona-Svizzera (tra il 15 marzo e il 22 aprile), su tematiche fondanti il restauro e la valorizzazione di aree urbane e risorse naturali, architettoniche e paesaggistiche del ‘900. Nel corso del Convegno è stato affrontato, tra altri, l’oggetto Tecnoparco, dallo studio Arassociati, che nel ’93 ne firmò il progetto quando ancora era in vita l’architetto che lo ha ideato, Aldo Rossi (Pritzker Prize 1990), in quanto “traccia altamente significativa”, ma “non ancora interamente capita”, come ha molto giustamente sostenuto Matilde Pugnetti, presidente di Novalia, illustrando l’intenzione della sua Fondazione di “rivalutare quelle presenze urbanistiche italiane che non ancora l’opinione pubblica e il gusto comune sanno apprezzare nella loro essenza di beni culturali” (portandovi in proposito l’EUR romano quale massimo esempio italiano).



Convinti di quanto vero ed importante sia tale assunto noi oggi possiamo dire che il dibattito culturale sul Tecnoparco di Fondotoce, che a suo tempo ha suscitato nel pubblico le più contrastanti reazioni, in seguito ha teso a languire, sia localmente che nel più ampio ambito disciplinare, anche internazionale, andando pian piano spegnendosi quasi del tutto. Crediamo di poter attribuire questo fenomeno anche all’apparire sulla scena di nuove e luccicanti, ma non altrettanto radicate, stelle nascenti del nuovo firmamento decostruzionista (F.Gehry, Z.Hadid, D.Libeskind, e le loro più recenti creature), le quali, tronfie di voluttà superinformali, hanno molto smorzato l’effetto, forse meno dirompente ma assai più catalizzante, che l’opera di Aldo Rossi stava svolgendo in ogni parte del mondo, proprio negli anni ’90, attraverso l’uso colto e disincantato di quell’introspettivo ed autobiografico linguaggio onirico che l’ha resa unica e universalmente riconoscibile; certo, che lo si voglia o no, il più potente contributo dell’arte italiana dello scorcio del XX secolo, nel panorama culturale internazionale. Oggi però, dopo quella brusca frenata d’interesse, sembra che il tempo possa fare giustizia, e, passata, come effettivamente sta passando, la sbornia dell’effimero (come vede chi non ha occhi bendati), quell’opera richiede di tornare ad essere considerata nella sua piena ed appropriata dimensione.
Vorremmo far capire perché ciò sta avvenendo, riferendoci qui in modo particolare all’architettura del Tecnoparco in quanto tra le più significative dell’opera rossiana, cercando di immaginarla in una fase nuova che la sappia vedere meno passiva rispetto al sito suo proprio, che di questo ne sappia ricomporre i valori d’appartenenza e d’ispirazione, e ne sappia comprendere “i vaticinii che lo sciamano dell’architettura, attraverso il proprio lavoro, vi ha prodotto” (A. Ferlenga in “Ascoltando le voci del mondo”, saggio introduttivo al III volume dell’opera completa di Rossi, Electa 1996) . Solo da una siffatta valutazione, più consapevole del panorama culturale che è in grado di sprigionarvisi, potrebbero essere messi a fuoco tutti i possibili indotti (e relativi ritorni economici e d’immagine), che localmente sarebbero certo rilevantissimi, di cui l’intera regione potrebbe beneficiare, ma che sicuramente si registrerebbero anche a livello nazionale ed internazionale, se solo si vedessero e se ne sapessero progettare i presupposti.


Ebbene, proviamo a vedere in questo nuovo e diverso quadro, staccandone l’uno dall’altro i diversi elementi, perché il Parco Tecnologico del Lago Maggiore (1993-98) costituisce una risorsa unica e irripetibile, a partire proprio dal suo autore, l’architetto Aldo Rossi, che nell’ambiente del nostro lago aveva trovato un fertile terreno d’ispirazione per quantità e qualità di opere e progetti che vi ha lasciato (oltre al Tecnoparco di Fondotoce, ricordiamo Villa Alessi a Suna di Verbania (1989-94) , il progetto per la nuova piazza del mercato di Intra (1993), la torre nel giardino di Villa Alessi sul lago d’Orta (1986), e i molti oggetti di culto della produzione Alessi (1986-88), tra cui le iconiche caffettiere ispirate al Teatro del Mondo e alla cupola della Salute in Venezia.
Tali elementi sono:
1. “Aldo Rossi è stato uno dei più grandi architetti del nostro tempo”(A.Ferlenga). Ne sono conferma i ben 3 volumi nella prestigiosa collana Architetti Moderni di Electa, dedicati all’opera completa. Ricordiamo, solo a titolo d’esempio: Ricostruzione del Teatro Carlo Felice a Genova ‘83, Nuova sede del GFT a Torino ’84, Complesso alberghiero “Il Palazzo” a Fukuoka, Giappone ‘87, Teatro-Faro a Toronto 1988, Aeroporto di Linate a Milano ‘91-‘93,
Uffici Disney a Orlando (Florida) ‘91-‘96, Edificio per uffici Eurodisney a Parigi 1991, Bonnefanten Museum a Maastricht 1990-94, Quartiere residenziale e uffici in Schutzenstrasse a Berlino 1992, Edificio per uffici a Broadway New York (Usa) 1994, Torre di controllo per l’aeroporto di Stoccolma (Svezia) 1995, ecc.
2. Il Tecnoparco del Lago Maggiore è, delle numerosissime opere realizzate da Rossi, una tra le più significative, perché lo spirito che vi aleggia, forse in modo più marcato ed originale che in altre, evoca in toto quell’“oscura innocenza” che lo stesso autore riconosce come fluido unificante di tutto il suo lavoro, capace d’informarne e deformarne l’essenza, incontrando, nei suoi ben distillati scritti di architettura, Boecklin, Vitruvio, Petrarca, Boullée, Nervi, Giacometti…
3. Il “campus” del Tecnoparco potrebbe fare “sistema”, nel contesto d’opere e riferimenti complementari fisicamente presenti in sito (quali il museo Alessi di Crusinallo, il Forum di Omega e l’Ecomuseo del Cusio, le ville Alessi, ecc.), capace di costituire forte polo d’attrazione tematico rivolto al turismo in genere, ma a quello d’architettura in particolare.

4. Il turismo internazionale di architettura contemporanea è considerato oggi se non il più potente, certamente tra i più potenti, strumenti di coagulo e formazione di risorse economiche di un territorio, di una città, di una regione, persino di uno stato (pensiamo a esempi novecenteschi: la Sagrada Famiglia di Gaudì a Balcellona (in costruzione dal 1882),
l’ Atomium di Bruxell (1958), o ai più recenti fenomeni quali il Guggenhaim di Bilbao (1997), la berlinese ricostruzione del Reichstag di Norman Foster (1995-99), il bernese Museo Klee di Renzo Piano (2005), capaci di rivoluzionarne, da un anno con l’altro, anche i flussi più consolidati). In Italia tale tipo di turismo ha avuto pochissimo peso a tutt’oggi, mentre molto ne ha avuto all’estero. L’Italia è infatti oggi attraversata da un turismo attratto dalle sue città ricche di monumenti, ma molto ancora deve fare, anzi quasi tutto, per quanto riguarda il moderno. L’idea di “Conservare il Futuro”, in tal senso, in Italia sarebbe una vera bomba a orologeria per il nostro futuro turistico, se qualcuno iniziasse ad innescarla.
Dalle considerazioni sin qui fatte, la nostra proposta, rivolta agli amministratori, e agli operatori economici della nostra zona, è quella riassumibile nei seguenti slogan:
a. Rilanciare il Tecnoparco completandone il progetto originario e arricchendolo di funzioni adatte ad inserirlo in un sistema tematico capace di divenire forte polo d’attrazione turistica nazionale e internazionale.
b. Creare una esposizione permanente dedicata ad Aldo Rossi (oggi ancora inesistente), interna alle strutture del Tecnoparco, capace di descriverne l’intera opera di architetto, di scenografo e di designer, attingendo il materiale da tutte le fonti, pubbliche e private, disponibili.
c. Promuovere un piano sinergico che attivi in sito le risorse esistenti, circuitandole in un progetto organico di valorizzazione culturale e turistica.


Ci faremo appassionati sostenitori della riuscita in qualità di questa proposta, seguendone se possibile da vicino ogni passaggio, non lasciando nulla di intentato per divulgarla e promuoverla in ogni sede possibile.
Milano, 8 maggio 2007
(scritto per Eco del Verbano, e mai precedentemente pubblicato)
Enrico Mercatali

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